Film premiati | edizione 2021

Premio "RAM film festival"

Il patrimonio sommerso. Un viaggio sul fondo del mare
Nazione: Italia
Regia: Eugenio Farioli Vecchioli e Marta Saviane
Durata: 60'
Anno di produzione: 2020
Produzione: Rai Cultura
Consulenza scientifica: Luca Peyronel
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Un viaggio alla scoperta dello straordinario patrimonio sommerso nei nostri mari. La città di Baia, la nave di Albenga, il satiro danzante di Mazara del Vallo, l'incredibile scoperta dei rostri navali della battaglia delle Egadi: è la grande avventura dell'archeologia subacquea, nata in Italia negli anni '50 grazie al pioniere Nino Lamboglia, e che ha trovato in Sebastiano Tusa, scomparso tragicamente nel 2019, un altro grande interprete.

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Premio "Paolo Orsi"

Ganj Dareh
Nazione: Iran
Regia: Keyvan Tabatabaie Samimi
Durata: 39'
Anno di produzione: 2021
Produzione: Documentary & Experimental Film Center (DEFC)
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Alcuni anni fa, un gruppo di archeologi danesi si recò in Iran per lavorare per la prima volta con i colleghi iraniani in uno dei siti "preistorici" più famosi e importanti del Medio Oriente, Ganj Dareh. Nel documentario si racconta la collaborazione archeologica internazionale, per scoprire e comprendere segreti e misteri di questo luogo chiave nella storia della vita umana.
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Motivazione: Per l'ottima ricostruzione di un capitolo importante della storia dell'archeologia a cavallo tra tre continenti, creando un ponte importante e significativo tra Iran, Canada e Danimarca; per aver dimostrato che la cooperazione tra nazioni in archeologia può portare a risultati notevoli; per aver saputo illustrare in maniera efficace l'evoluzione del lavoro dell'archeologo, partendo dalle indagini svolte nel passato fino ad arrivare a quelle più recenti; e per l'ottima qualità delle immagini e della sceneggiatura, e in particolare per la sapienza e il gusto nell'alternare in maniera equilibrata e illuminante interviste, nuovi filmati e testimonianze storiche.

Menzione speciale al film
Homo sapiens, les nouvelles origines. Homo sapiens, le nuove origini
Nazione: Francia - Marocco
Regia: Olivier Julien
Durata: 45'
Anno di produzione: 2020
Produzione: Bellota Films, Hind Saïh
Consulenza scientifica: Abdelouahed Ben-Ncer
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Una scoperta a Jebel Irhoud, in Marocco, ha rivoluzionato la storia della nostra specie, Homo sapiens. Nel 2017 un team internazionale annunciò di aver scoperto fossili che dimostrano la presenza dei nostri antenati umani nell’Africa nord-occidentale già 300.000 anni fa. Fino ad allora, i paleontologi credevano che Homo sapiens risalisse a 200.000 anni fa e che l'Africa orientale fosse la culla della nostra specie.
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Motivazione: Per la capacità di raccontare il lavoro dell'archeologo in maniera semplice ma con grande attenzione ai dettagli, in particolare rispetto all'uso delle tecnologie più avanzate; per l'alta qualità delle immagini e delle ricostruzioni storiche, molto efficaci perché appena suggerite grazie al ricorso alle ombre; per la sceneggiatura di ottimo livello, che ricostruisce la vicenda in maniera avvincente come un giallo archeologico.

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Premio "L'Italia si racconta"

Paesaggi del cibo
Nazione: Italia
Regia: Michele Trentini e Andrea Colbacchini
Durata: 31'
Anno di produzione: 2021
Produzione: tsm|step Scuola per il Governo del Territorio e del Paesaggio
Consulenza scientifica: Alberto Cosner, Angelo Longo, Gianluca Cepollaro
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Dai paesaggi alpini e dolomitici della Val Rendena e della Valle del Vanoi a quelli dai tratti mediterranei dell'Alto Garda, il documentario mette in primo piano alcune pratiche agroalimentari legate alla cura del territorio e alla sua biodiversità. Le immagini e le voci di chi ha scelto di produrre cibo di qualità in modo sostenibile si intrecciano a quelle di uno chef affermato
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Motivazione: L'opera di Michele Trentini e Andrea Colbacchini, prendendo le mosse dall'analisi di un piatto creato da un affermato chef locale, offre un approfondimento su alcune pratiche agroalimentari strettamente legate alla biodiversità del territorio trentino. Alternando un codice narrativo tipico dell'osservazione documentaristica ad un linguaggio lirico-visivo segnato da pause e silenzi evocativi, i registi disegnano un viaggio che conduce lo spettatore dai paesaggi alpini e dolomitici della Val Rendena e della Valle del Vanoi fino a quelli terrazzati dai tratti mediterranei dell'Alto Garda. Volti, gesti e frammenti di vita agreste si fondono in un canto corale allo spazio agricolo del territorio antropico trentino e alla solerzia degli uomini e delle donne che lo abitano. 

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Premio "Cultura animata"

Amerigo et le nouveau monde. Amerigo e il nuovo mondo
Nazione: Francia
Regia: Luis Briceno e Laurent Crouzeix
Durata: 14'
Anno di produzione: 2020
Produzione: Metronomic
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L'America non è stata realmente scoperta nel 1492. Eppure è in questo periodo che il nome di un certo Amerigo comincia ad essere usato per indicare questa parte del mondo. Resta da capire come le sia stato dato questo nome.
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Motivazione: Per la straordinaria capacità di affrontare un tema storico controverso, come quello dell'attribuzione del nome al continente americano, attraverso le vicende di Amerigo Vespucci narrate con ironia e padronanza delle diverse tecniche di animazione, capaci di rendere il corto in grado di intrattenere e incuriosire sia un pubblico adulto che di ragazzi con ritmo, rigore narrativo e al contempo leggerezza dei toni espressivi.

Menzione speciale al film
Weight of Consciousness. Il peso della coscienza
Nazione: Regno Unito
Regia: Alemsah Firat
Durata: 4'
Anno di produzione: 2020
Produzione: University for the Creative Arts
Consulenza scientifica: Klaus Schmidt, Joseph Campbell, Carl Gustav Jung
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Un viaggio dipinto a mano nel grembo di Madre Natura. Il film esplora la nascita della coscienza attraverso spazi mitici.
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Motivazione: Per la poesia e l'originalità della tecnica utilizzata nell'animazione che, con un elegante e raffinato linguaggio pittorico, è in grado di condurre lo spettatore in un viaggio attraverso l'evoluzione della coscienza umana fin dal grembo della madre terra attraverso i luoghi del mito rappresentati con originalità e spessore narrativo.

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Premio "Sguardi dal mondo"

Il Premio "Sguardi dal mondo" è andato al film spagnolo Queens of Orango. Le regine di Orango di Raúl Bueno Herrera, che documenta l’antica tradizione matriarcale dell’arcipelago di Bissau che affida alle donne sia la gestione delle risorse economiche sia la funzione spirituale. Interessante notare, come elemento di riflessione in un mondo ancora travolto dalle discriminazioni sessiste, come le donne qui abbiano grandi responsabilità politiche e sociali, oltre a tenere aperto il dialogo con la divinità

Queens of Orango. Le regine di Orango
Nazione: Spagna
Regia: Raúl Bueno Herrera
Durata: 52'
Anno di produzione: 2020
Produzione: 1080 Wildlife Productions
Consulenza scientifica: Raúl Bueno Herrera
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Nel sud-ovest della Guinea Bissau ci sono alcune isole dove vive un popolo molto particolare, i Bissago, in armonia con la spettacolare natura che li circonda, dove la donna è protagonista. Attraverso  le donne di Eticoga, sull’isola di Orango, conosceremo gli aspetti più significativi e particolari di questa società matriarcale così diversa non solo dal modo di vivere occidentale, ma dal resto dell'Africa e da quasi tutte le altre culture del pianeta
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Motivazione: Arcipelago di Bissau (Isole Bijagos, Africa occidentale). Una manciata di isolette sotto Capo Verde, davanti alla Guinea Bissau. Sull'isola maggiore, Orango, un'antica tradizione matriarcale affida alle donne sia la gestione delle risorse economiche sia la funzione spirituale. Interessante notare, come elemento di riflessione in un mondo ancora travolto dalle discriminazioni sessiste, come le donne qui abbiano grandi responsabilità politiche e sociali, oltre a tenere aperto il dialogo con la divinità: un rapporto straordinariamente intenso, mediato attraverso il contatto con le anime dei defunti. Ottime le riprese video, intelligente la scelta degli intervistati. E com'è giusto che sia nell’ottica di una cinematografia etnografica moderna, c'è attenzione anche ai segnali di cambiamento, senza stucchevoli nostalgie né traccia di "primitivismo".

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Menzione speciale CinemAMoRe

Et si Babel n'était qu'un mythe? E se Babele non fosse che un mito?
Nazione: Francia
Regia: Sandrine Loncke
Durata: 56'
Anno di produzione: 2019
Produzione: Sandrine Loncke
Consulenza scientifica: Florian Lionnet Princeton University
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Nel Ciad, il linguista F. Lionnet documenta il Lààl, lingua parlata solo in due piccoli villaggi e minacciata di scomparire. Un’umanità, che usa lingue diverse per codificare la propria visione del mondo.
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Motivazione: Ci sono storie che possiedono una forza intrinseca ed eversiva. Narrazioni in grado di ricalibrare, con una dolce e risoluta spinta, la nostra posizione nel mondo. Quella di "What if Babel was just a Myth?" è una di quelle storie. Il documentario descrive, con una cinematografia curata ed essenziale, le vicende umane, linguistiche e sociali degli abitanti di una remota località del sud del Ciad. La macchina da presa segue da vicino il lavoro di un giovane linguista francese che cerca di documentare nella maniera più precisa possibile uno dei molti idiomi locali. Gli abitanti del villaggio si rivelano essere poliglotti provetti. Alcuni di loro conoscono ed utilizzano fino a sei lingue diverse. Se ad ogni lingua corrisponde una visione del mondo e un sistema di valori, non si può non pensare che i protagonisti di questo documentario siano dotati di una immensa ricchezza, che rischia di scomparire insieme alla lingua che di essa è espressione. Il film diviene così una vera e propria celebrazione della diversità e dell'apertura mentale e della capacità di accoglienza che il multilinguismo porta con sé.

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Menzione speciale Archeoblogger

La menzione speciale Archeoblogger è assegnata da una giuria di archeoblogger italiani, che ha scelto lo stesso film premiato dal pubblico, Il patrimonio sommerso. Un viaggio sul fondo del mare, di Eugenio Farioli Vecchioli e Marta Saviane. 

Il patrimonio sommerso. Un viaggio sul fondo del mare
Nazione: Italia
Regia: Eugenio Farioli Vecchioli e Marta Saviane
Anno di produzione: 2020
Produzione: Rai Cultura
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Motivazione: Il Patrimonio sommerso questo sconosciuto? "Assolutamente no", sembra dirci la suggestiva immagine iniziale - e più volte ricorrente - dell'acquario di casa nel quale pesci tropicali nuotano accanto a coreografiche rovine in miniatura: il mondo sommerso ci è molto più familiare di quanto non sembri. L'approccio giusto, scientifico e divulgativo di questa fortunata serie di Rai Storia, prosegue in questa nuova puntata, presentandosi come una sorta di antologia dell'archeologia subacquea italiana, una disciplina ormai matura e giunta a livelli avanzati, che viene qui presentata in maniera "stratigrafica", illustrando cioè le ricerche subacquee secondo un criterio progressivo di discesa in profondità. Il tema della ricerca, della valorizzazione e della protezione emergono nel corso del documentario e costituiscono un fil rouge che si dipana man mano che scorrono le immagini e i casi presentati. Giusto e necessario il tributo riservato a Nino Lamboglia, figura decisiva per l'archeologia subacquea italiana, e a Sebastiano Tusa, morto prematuramente tre anni fa, cui era caro il tema del senso di appartenenza che i ritrovamenti in mare suscitano nelle comunità locali. Importante il tema della tutela strettamente legato alla valorizzazione, perché senza l'una non può esservi l'altra, ben evidente sia per il caso di Baia sia per il caso ligure. Altrettanto rilevante il tema dell'educazione civica intesa come educazione al patrimonio, un aspetto che nel docufilm emerge forte e chiaro. Molto affascinanti tutti i dettagli tecnici relativi alle indagini vere e proprie, rintracciabili nei segmenti relativi ai relitti: tempi di immersione, metodologie, interviste con i ricercatori. "Il patrimonio sommerso. Un viaggio sul fondo del mare" è dunque un interessante documentario sull'archeologia subacquea a 360° che ricostruisce la nascita del metodo di ricerca arricchendolo con spezzoni di filmati storici dei primi importanti rinvenimenti e con testimonianze dei protagonisti, dell'epoca e recenti. Notevole la percezione dell'evoluzione dell'archeologia subacquea, dell'intensa e difficoltosa attività sia di monitoraggio sia di scavo nelle diverse aree di interesse. Alla narrazione si uniscono la bellezza delle riprese subacquee, il ritmo che non cala mai e la pluralità di voci, che concorrono a costruire un racconto corale e al tempo stesso estremamente variegato e vivace della ricerca archeologica subacquea in Italia. 

 
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