Premessa

La Rassegna Internazionale del Cinema Archeologico di Rovereto compie diciannove anni, quasi due decenni impegnati nella trasmissione e nella valorizzazione della memoria dell'antico, per renderlo accessibile a tutti. E' una manifestazione che, parlando del passato, cerca i linguaggi più moderni per divulgarlo, puntando sul valore della creatività. La Rassegna in questi anni è cresciuta: non è più solo rassegna documentaristica ma è meta di incontro e di confronto, un punto di riferimento autorevole, prezioso e irrinunciabile per appassionati, registi e archeologi. E' terreno di sperimentazione di nuovi modi d'espressione, grazie ai quali il passato si propone anche ai giovani in modo accattivante, come il cinema in tre dimensioni o il cartone animato, capace di unire il disegno -da sempre alleato prezioso per i taccuini degli archeologi - alle più innovative tecniche di animazione.
La Rassegna è una realtà in cui la città di Rovereto, che affonda le radici nella sua storia per fiorire nella contemporaneità, si riconosce con orgoglio.

Guglielmo Valduga
Sindaco della città di Rovereto

 

Quando quelli della mia generazione hanno cominciato la loro carriera di archeologi militanti, negli anni intorno al 1968, non esistevano né Erasmus né Socrates, andare all’estero era privilegio di pochi , la nostra ‘cultura’ nazionale ancora postbellica cominciava lentamente, e grazie a qualche grande personalità, ad uscire dal suo ‘diuturno silenzio’ come direbbe Cicerone. Qualcuno di noi, avendo avuto la fortuna di varcare i confini grazie alla munificenza di altre più progredite nazioni civili, ha potuto subito rendersi conto che esisteva un’ormai consolidata tradizione di filmografia scientifica la quale, ovviamente (né poteva essere altrimenti), aveva l’archeologia tra in suoi soggetti preferiti.
Per chi veniva dai licei e dalle università degli anni '50 e ‘60 l’accostamento pareva addirittura ardito, come poco dopo sarebbe accaduto con archeologia matematica e calcolatori, intreccio che faceva strabuzzare gli occhi ai nostri anziani maestri. Ma il film archeologico era e rimane una componente essenziale, realizzata con altri ed assai efficaci mezzi, di un più ampio discorso che è la divulgazione. Ancora negli anni ’70 i rappresentanti dell’accademia che facevano divulgazione erano guardati con sospetto ed anche con un certo disprezzo.
Oggi le cose sono cambiate e noi in Italia possiamo esibire a nostro vanto la Rassegna Internazionale del Cinema Archeologico con il suo programma cinematografico traordinariamente ricco che spazia ai quattro angoli del pianeta e del sapere. Non credo che esista più, oggi, qualcuno che non creda alla necessità di divulgare, comunicare e soprattutto raccontare le storie che è in grado di ricostruire con severo controllo critico delle sue fonti e non propagando merce avariata, come purtroppo avviene in alcuni celebri siti archeologici nostrani. Comunicare vuol dire innanzitutto dare una dimensione di utilità sociale al mestiere dell’archeologo. In una rassegna come quella modello di Rovereto, lo specialista assistito da tecnici competenti e spesso di grande valore può comunicare in un contesto rigoroso nel quale non arriveranno mai le cialtronerie che infestano il nostro quotidiano.

Emanuele Greco
Direttore della Scuola Archeologica Italiana di Atene

 

Un giorno, mentre facevo riprese sul Palatino, un turista americano mi chiese: Una telecamera? A che le serve? Qui ci sono solo pietre, non si muove nulla…
Alloccato dal caldo, non fui lesto a rispondere. Abbozzai un sorriso idiota e me ne andai a testa china. Ma la domanda - rozza quanto importante - ha continuato a girarmi in testa.
“Le pietre degli uomini” sono davvero immobili?
E noi documentaristi saremmo in grado di registrare il loro movimento?
Oggi finalmente so come rispondere a quel turista linguacciuto.
Con due citazioni. La prima è di Eisenstein:

Il compito di un regista è di rendere visibile ciò che è invisibile.
La seconda è di un poeta giapponese del Seicento, Onitsura.

Il soffio del vento autunnale
s’insinua tra le cose –
volti di uomini

Quanti volti di uomini, “invisibili” come il soffio del vento, si muovono tra le pietre del Palatino...

Adolfo Conti
Regista e Autore cinematografico


 
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